Non avere delle foto in posa (soprattutto dei propri figli) sembra la preoccupazione maggiore, ancora prima del cruccio di avere foto mosse, sfocate, mal inquadrate, mal esposte o semplicemente senza alcun senso
Ovviamente non è così: nessuno va dal fotografo a chiedere “per favore, non mi faccia delle foto mosse” perché si dà per scontato, a torto o a ragione, che sarà in grado di soddisfare questo requisito minimo.
Ma il cliente non vuole quasi mai essere messo in posa, chiede una foto “spontanea”.
Quello che ho capito col tempo è che il risultato che la gente teme sia qualcosa di simile all’immagine di copertina. Quindi “in posa” diventa sinonimo di “ingessato” o di “orrenda pantomima”. Bisogna prenderne atto e far capire che lasciarsi mettere in posa dal fotografo assicurerà invece di venir bene in foto: belli, naturali e credibili, anche se si è convinti di non essere per nulla fotogenici.
Stiamo in posa anche senza foto
Nel momento in cui qualcuno ci osserva, che sia il fotografo, che sia la nostra mamma o il nostro fidanzato, tendiamo sempre ad avere una reazione. Spesso anche se siamo da soli cambiamo atteggiamento perché ci ricordiamo di dover tenere la schiena diritta o non digrignare i denti.
In questo video, vi raccontiamo come gestiamo il soggetto sul set fotografico. Come otteniamo foto spontanee e quali vantaggi si ottengono quando si decide di posare.
Le pose che non piacciono
Alla fine, sfogliando i nostri book con i clienti, mi sono resa conto che scatta l’allarme: “Ecco! Non in posa così… più naturale” quando l’atteggiamento del soggetto non piace. Io lo so benissimo se quella foto è il risultato di un lungo lavoro di posa o se ho colto un gesto improvviso, magari facendo finta di voler fare una pausa.
E devo dire che questa frase mi viene rivolta indifferentemente, che il soggetto sia stato messo in posa o no.
Quindi è evidente che il cliente non sappia distinguere i due casi (escludendo ovviamente le foto più complesse dove è ovvio che il soggetto sia in posa).
Per fare un esempio concreto, una cliente stava guardando le foto di due bimbe. Mi ricordo benissimo che durante lo shooting erano scatenate e non ho dovuto dar loro nessuna indicazione, hanno fatto tutto loro. Ogni sorriso, ogni gesto era farina del loro sacco. La cliente mi ha proprio detto che non le voleva così in posa ma più spontanee. Evidentemente non le piaceva l’atteggiamento delle bimbe o non avrebbe visto la sua con quell’atteggiamento.
È normale: persone diverse hanno atteggiamenti diversi che possono piacerci o non piacerci, ci possiamo riconoscere o meno. Quello che ho capito in tutti questi anni è che evidentemente fa parte della psicologia umana, identificare come “falso”, “in posa”, “forzato” un atteggiamento che noi non avremmo.
In conclusione: fidatevi del fotografo. Ditegli pure quali foto non vi piacciono e quali sì.
Noi scattiamo in Tethering, in modo da poter vedere le foto a monitor man mano che le realizziamo. In questo modo capiremo già durante lo shooting cosa funziona meglio e selezionare le foto che ci soddisfano. Dichiareremo finita la sessione fotografica solo quando saremo tutti soddisfatti.
Così i nostri clienti non dovranno scegliere tra duecento provini, senza avere la certezza che ci siano delle foto buone, ma semplicemente decidere quali preferiscono tra quelle che già gli piacciono.
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