Lo so che fin dalle elementari ci hanno insegnato che non si deve ripetere troppe volte la stessa parola in un testo, che se è proprio necessario bisogna usare un sinonimo, ma è poi così che, tanto per dirne una, su Trip Advisor la gente non mangia, ma degusta, assaggia, assapora, gradisce, si delizia e procede alla deglutizione del bolo alimentare.
Purtroppo, siamo spesso noi fotografi che dopo aver detto dieci volte “fotografia”, ci sentiamo monotoni, quasi come se un cliente venisse da noi per discutere della perigliosa vita dell’otaria albina e dell’indotto economico che è in grado di generare, ed iniziamo a parlare di “immagine” o finiamo talvolta a parlare orrendamente di “scatto”.
Non capita perché la gente ha, seppur di poco, le idee più chiare su come si viva rispetto a come si faccia una fotografia.
Vediamo quindi che anche nella peggiore delle ipotesi, il tempo di scatto è molto piccolo, per cui chiamare “scatto” l’immagine finale è decisamente riduttivo. Non solo è riduttivo, è addirittura fuorviante perché non descrive in nessun modo come si faccia una fotografia; sposta l’attenzione su quel breve istante in cui azioniamo l’otturatore e suggerisce che scattare, scattare e continuare a scattare sia il modo per portarsi a casa lo “scatto” buono.
Invece è la strada più breve per riempire schede di memoria e hard disk di pattume digitale.