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La fotografia di stock e i suoi rischi

Fotografia di stock: che cos’è?

Del “Fertility Day” si è già parlato a sufficienza. Qui vorrei spendere due parole semplicemente sull’utilizzo della fotografia di stock.   Innanzitutto spiegare brevemente di cosa si tratta e di come può succedere che una foto sia usata per una pubblicità di impianti dentali, per quella di un tour operator e per una campagna ministeriale.  

Le fotografie di stock sono immagini realizzate per venderne i diritti di utilizzo più volte a più clienti, ad un prezzo molto inferiore rispetto rispetto ad un’immagine che viene venduta in esclusiva ad un solo cliente.
A sua volta il costo è ancora inferiore rispetto al farsi realizzare delle foto ad hoc da utilizzare in esclusiva.  


Si fa quindi ricorso alla fotografia di stock per risparmiare. Il fotografo di stock, dal canto suo, riesce a guadagnare dalla fotografia di stock se riesce a vendere un’immagine a più persone possibili; è quindi suo interesse realizzare una fotografia che possa accontentare il maggior numero di persone, essere sufficientemente generica, sia per estetica che per contenuti in modo da potersi adattare ai bisogni di più clienti possibili.

Pagare meno, per avere poco

Non è sorprendente che una campagna realizzata partendo da foto di stock finisca col riproporci i luoghi comuni più triti e ritriti, proprio perché è un tipo di fotografia che si nutre dell’immaginario più mediocre e diffuso.
Per lo stesso motivo non può essere incisiva e impattante, se non quando propone un luogo comune o un pregiudizio che irrita una fetta di pubblico.
Questo perché non ha le potenzialità per farci vedere le cose da un punto di vista diverso, essendo un distillato di ciò che può incontrare il gusto di una massa umana non particolarmente esigente.

Con queste premesse, una campagna fatta con foto di stock non riuscirà mai ad essere focalizzata e coerente, perché trovare in stock proprio l’immagine adatta a quello che si intende comunicare è molto difficile, data la natura generica delle immagini stesse.

Se poi abbiamo bisogno di una serie di immagini, le cose si complicano. Anche se ne trovassimo una particolarmente azzeccata e con una certa personalità, il problema si porrebbe al momento di trovare le altre. Se l’immagine è di impatto, probabilmente esula un pochino dallo stile dello stock, rendendo difficile associare altre immagini che siano stilisticamente simili e contemporaneamente abbiano i contenuti che ci servono.

Il marchio a fuoco del low budget

Esiste di fatto uno stile identificabile come fotografia di stock. Questo da un lato è utile perché, in caso contrario, prendendo immagini scattate da fotografi diversi si otterrebbe una campagna visivamente non coerente. Dall’altro perché vendendo ogni immagine al singolo cliente per pochi euro, il fotografo riesce a guadagnarci se ne realizza a migliaia e se non ci spende molto tempo su ognuna. Per cui è ragionevole che utilizzi sempre la stessa illuminazione molto piatta e molto semplice da gestire.

Pertanto se la comunicazione di un ente o un’azienda è realizzata a colpi di fotografia di stock, sarà sicuramente identificabile come tale. Niente di male, ma dobbiamo domandarci se è quello che vogliamo. Siamo un’azienda, un organizzazione, un professionista da “foto da stock”? Sono all’altezza dell’immagine che vogliamo dare? Sono coerenti coi valori che proponiamo? O facciamo la figura dell’architetto che ha arredato il suo studio coi mobili Ikea?

Da quando i motori di ricerca sono in grado di fare la ricerca per immagini, c’è un ulteriore rischio. È molto facile risalire a tutti gli altri clienti che hanno utilizzato la stessa foto, spesso con effetti e accostamenti che si preferirebbe evitare.  

 

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