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Plastikwombat

Ciao mamma guarda come mi diverto!

Lo ammetto, il lavoro del fotografo non è male, specie se confrontato per esempio con lo spurgo pozzi neri o simili: è vario, vedi gente, fai cose. E ok, ogni tanto mangio, cosa ho appena fotografato,  la vita potrebbe effettivamente essere più crudele.

Non mi aspetto quindi, anche alla fine di una giornata dura, impegnativa, problematica e stressante che qualcuno mi dia una pacca su una spalla dicendomi: “povera stella, ma con tutti i lavori che c’erano proprio uno così tremendo ti sei messa a fare!”.

Però c’è chi ti tratta come se tu in fondo ti stessi divertendo e quando capita io inizio ad emettere sostanze tossiche dai pori e sono sicura che la mia mimica facciale, per quanto mi sforzi, non trasmetta niente di buono.
Certamente che fare foto può essere divertente, altrimenti non si spiegherebbero le migliaia di persone che lo fanno per passione, anziché dedicarsi per esempio a stendere spontaneamente bitume sulle buche delle strade. Però ci sono vari e validi motivi per cui un fotografo professionista, per quanto possa amare il suo lavoro, no, non si sta affatto divertendo; al massimo non gli sta pesando o gli sta dando soddisfazione, ma divertirsi è un’altra cosa, vediamo perché.
1. C’è un cliente pagante che va soddisfatto e già questo toglie parte della poesia. Anche se sei consapevole delle tue capacità, fiducioso della tua attrezzatura, sicuro che col cliente vi siete capiti bene su cosa voleva, convinta che andrà tutto bene e sarà un successo, ecco, in ogni caso non puoi permetterti di fallire. La serenità che solo il sapere che a nessuno gliene può fregare di meno delle tue foto ti può dare, è uno stato di grazia da cui il professionista è escluso.
2. C’è divertimento nella sfida, nel fare qualcosa di nuovo di provare qualcosa che non si è ancora fatto o farlo in modo diverso. Chiaramente quando faccio un servizio fotografico presso un cliente o con il cliente presente, non è il momento della sfida e dell’innovazione, bisogna andare sul sicuro e portare a casa il risultato. Puoi concederti di fare qualcosa di diverso quando sai che ormai hai già fatto le foto che ti servivano, la situazione ti ispira e allora ti lanci, ma per esempio lo scambio degli anelli non è il momento buono per sperimentare. Vedi sopra: c’è qualcuno che paga, mi ha contrattato in base al portfolio che gli ho fatto vedere e quello gli devo dare.
In studio da sola o col mio fidato socio è diverso: ho tempo, posso fare tentativi che non funzionano e non farò mai vedere a nessuno, posso preparare delle bozze per proposte più innovative, se non piacciono alla peggio ho solo perso io del tempo e soprattutto non ho nessuno tra i piedi che con fare complice mi chiede se mi sto divertendo. Allora posso anche divertirmi.

3. Se il tempo è denaro, la fretta è una disgrazia. E quando fai foto per lavoro c’è quasi sempre fretta. O perché il lavoro che ti hanno commissionato oggi serviva per ieri, o perché tu sei arrivato puntuale alle dieci, ma fino alle undici nulla di ciò che avevi chiesto era pronto e comunque poi alle dodici arriva Annibale con gli elefanti e noi dobbiamo aver finito e smontato.

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