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Progetto fotografico personale, su incarico, o fallimentare

Cosa spinge una persona che ha degli amici, una famiglia, un buon divano ed una birretta fresca nel frigo a prendere una macchina fotografica e incominciare a guardare il mondo con un occhio solo? Nella maggior parte dei casi la passione, per una discreta parte la passione unita alla necessità di portarsi a casa uno stipendio, per pochi e tristi casi la sola necessità di portarsi a casa uno stipendio.
Ma vediamo le insidie che si nascondono dietro un progetto fotografico.

Valutare il rapporto costi-benefici

Qualunque sia la forza propellente, prima di imbarcarsi in un progetto fotografico bisogna farne una serena valutazione e capire se questa volta il divano e la birretta non siano per caso la scelta migliore.

Per incominciare va fatta la distinzione tra lavoro su incarico e progetto personale e successivamente che tipo di ritorno ci aspettiamo da questo progetto.

Il progetto su incarico è normalmente un “lavoro”, nel senso che qualcuno che ha bisogno di un certo tipo di immagini per qualche scopo ci incarica di realizzarle.
Esempio di incarichi su commissione sono foto di cerimonia, foto per catalogo o look book, still life, immagini pubblicitarie e per cartella stampa. Normalmente ci sono delle linee guida e delle esigenze specifiche da rispettare, sia dettate dal committente che dalla tipologia di immagine da realizzare.

Il progetto personale è invece realizzato in autonomia dal fotografo. Gli scopi possono essere la soddisfazione e la crescita personale o professionale, la costruzione di un portfolio, l’auto promozione, un concorso fotografico o l’eventuale vendita delle stampe. Se c’è un ritorno economico, questo è indiretto e normalmente dilazionato nel tempo.

Calcolare i nostri costi vivi

Prima di partire bisogna valutare attentamente i costi, le scadenze e i possibili vincoli di varia natura ed infine i benefici. Il capitolo costi è importante e spesso trascurato.

Il primo costo è il tempo, che è denaro per il professionista, ma anche per il fotoamatore sono comunque ore che potrebbero essere spese diversamente (birretta e divano di cui sopra o semplicemente un progetto migliore).

Il secondo è l’usura dell’attrezzatura. E’ profondamente sbagliato dire: “ma tanto ce l’ho, l’ho già comprata, che la usi o non la usi non cambia niente”. Ogni apparecchiatura, dalla macchina fotografica al flash ha una vita media data in numero di scatti o di lampi. Più si utilizza più si avvicina il momento di doverla riparare o sostituire e, conseguentemente, più si abbassa il suo valore come usato.
Senza contare la possibilità che ci cada e si rompa o che ce la rubino, cose entrambe meno probabili quando è al sicuro nell’armadio.

Il terzo sono tutte le spese necessarie per allestire il set. Possono andare dall’affitto di una sala pose o una location, ai costi per lo spostamento,  alla necessità di comprare, affittare o chiedere in prestito vestiti, poltrone, fiori, tappeti e quant’altro possa essere utile. Anche il chiedere in prestito ha un piccolo costo che va calcolato. innanzitutto perché ogni favore va restituito, in più c’è sempre la possibilità di danneggiare quello che ci è stato prestato e di doverlo rimborsare. In fin dei conti: quanto ci costa il nostro progetto fotografico?

Non sottovalutare le scadenze

La questione scadenze è abbastanza ovvia per il lavoro su incarico, visto che c’è un cliente che ha bisogno delle foto e paga. Per il progetto personale si potrebbe pensare di avere tutto il tempo di questo mondo, ma in realtà non è così.

Se per esempio abbiamo idea di presentalo ad un concorso o ad una mostra collettiva, dovremmo capire a quali ci interessa partecipare e quali sono le scadenze. Se ci serve per fare portfolio dovrà essere pronto prima che ci capiti l’occasione di presentarlo a dei potenziali clienti, magari in occasione di un evento o una fiera. Sappiamo valutare quanto tempo ci servirà? Non rischiamo di avere un lavoro mal fatto o lasciato a metà? Non conviene ripiegare su qualcosa di più semplice o che richieda tempi più brevi?

Darsi un margine per gli imprevisti

Gli imprevisti di varia natura, come chiaro dalla definizione sono i più svariati ed imprevedibili. Mi limiterò ad elencare i più comuni su cui spesso si va ad inciampare.

La mancanza di liberatoria da parte dei soggetti ritratti (qui, per saperne di più). Se facciamo delle foto di street o a qualche aspirante modello o modella senza accordarsi sulla firma di una liberatoria, rischiamo di non poter rendere pubbliche le nostre foto senza violare la legge.
Normalmente non si arriva in tribunale, ma dopo una diffida a pubblicare le immagini di fatto è come se non le avessimo scattate. A meno che non l’abbiamo fatto per puro esercizio e crescita personale.

Per il lavoro su incarico il committente ha spesso delle esigenze precise: se vuole la foto del suo locale da un certo punto di vista perché è quello che maggiormente valorizza il suo bancone di design, bisogna essere in grado di fargliela.
Abbiamo l’attrezzatura adeguata? L’obiettivo giusto? Sappiamo come fare se è in controluce? E se ci sono dei terribili riflessi? Siamo eventualmente in grado di proporre un’alternativa valida e convincente?

Anche se il lavoro non è su incarico, spesso ci sono dei vincoli dati dalle consuetudini e dal linguaggio fotografico. Se per esempio vogliamo fare un reportage su una palestra di boxe, dobbiamo essere pronti a realizzare per esempio sia foto di insieme, sia dei ritratti,  sia dei dettagli dell’azione.
Siamo abbastanza attrezzati per fare tutto? Siamo sufficientemente in confidenza e ben accetti per poter fare tutti gli scatti necessari? Se la risposta è no è meglio rinunciare o cambiare taglio al progetto fotografico, perché nessuno riconoscerà il nostro lavoro come un reportage.

Fare un bilancio prima di cominciare

In conclusione, dobbiamo capire se siamo in grado di fare tutte le foto necessarie, in quanto tempo e a quale prezzo. Dopodiché stabilire in che termini ci ripaga e se ci ripaga.

Se è un lavoro remunerato non deve soltanto ripagarci delle spese ma deve prevedere un guadagno, magari inferiore, ma in linea con le tariffe dei professionisti. Altrimenti si generano distorsioni nel mercato e concorrenza sleale. Soprattutto se non si è in regola con il fisco.

Se non ci ripaga è meglio lasciar perdere e pensare a qualcos’altro perché saremmo di fronte ad un progetto fallimentare. Ma cosa ripaga e cosa no (al di là del caso ovvio di un cliente che paga un servizio al corretto prezzo di mercato) meriterebbe un post a parte.

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