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Stampa fotografica: le varie tipologie

stampa fotografica

Ci sono molti tipi di stampa fotografica, ma – prima di entrare nel dettaglio – voglio fare un‘importante premessa:

Ho visto due persone rischiare il divorzio perché si è distrutto l’hard disk su cui si trovavano tutte le foto del primo anno di vita del loro primogenito. Certamente, sono stati incauti a non fare un backup, ma a volte nemmeno questo basta.

Immagina che dei ladri si intrufolino a casa tua. Secondo te, è più probabile che ti rubino i computer e gli hard disk o l’album delle foto di famiglia?

Ecco un buon motivo per avere una stampa delle foto a cui tieni di più!

I due modi principali per stampare

Ci sono molti più tipi di stampa di quanti tu possa immaginare e di quanti se ne possano trattare in un articolo di un blog. Mi limiterò quindi ai due tipi di stampa con cui verosimilmente un fotografo ti proporrà di stampare le tue foto.

Vale a dire che ci sono sostanzialmente due modi per far venire fuori un’immagine su un pezzo di carta, stoffa, legno, metallo, plastica. O l’immagine viene “dipinta” trasferendo dei pigmenti direttamente sul supporto, o il supporto viene prima spalmato con qualcosa che reagisce alla luce, quindi impressionato con l’immagine e poi sviluppato con degli agenti chimici.

Non c’è qualcosa che sia meglio o peggio in assoluto, la questione si gioca sul rapporto tra qualità e prezzo. Soprattutto sul mercato, le cui dinamiche portano a spingere un prodotto piuttosto che un altro, in barba alla qualità o alla convenienza.

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Che le foto siano state fatte da te o che ti sia fatto fare un servizio, in linea di principio non cambia nulla, ma attenzione!

Esistono canali professionali e canali amatoriali. Se hai dei files e li vuoi stampare, difficilmente potrai accedere ai canali riservati ai fotografi professionisti. Anche se i tipi di stampa hanno lo stesso nome, i risultati potrebbero essere molto diversi.

Se vuoi scoprire perché, abbiamo scritto QUESTO ARTICOLO.

Stampa Fotografica

Stampa ai sali d’argento

Questa è la stampa fotografica che è entrata nelle nostre case da quando abbiamo potuto permetterci delle macchine fotografiche. Quella su cui si stampavano i rullini con le foto delle vacanze, prima in bianco e nero e poi a colori.

Stampa in bianco e nero

Nel caso della stampa in bianco e nero abbiamo semplicemente un foglio di carta su cui è spalmata una gelatina ai sali d’argento. Il foglio viene poi esposto alla luce proveniente dal negativo retroilluminato (l’apparecchio si chiama “ingranditore” e potete pensarlo come una specie di proiettore) in modo che i sali d’argento si ossidino quanto più sono esposti alla luce. Poi, tramite i bagni di sviluppo, arresto, fissaggio e lavaggio, arriviamo ad avere l’immagine definitiva.

Stampa cromogenica

Detta anche C-print, è una stampa ai sali d’argento “a colori”. Come si fanno ad ottenere i colori se i sali d’argento ossidandosi diventano man mano più neri? Ci sono sali che esposti alla luce si colorano? No.
La stampa cromogenica usa il sistema additivo di colori RGB, proprio come il monitor su cui stai leggendo. L’emulsione fotosensibile viene spalmata non sul foglio di carta ma su tre strati di carta trasparente (in genere poliestere) uno rosso, uno verde e uno blu, che vengono poi sovrapposti al foglio di carta bianca per creare un unico foglio di carta fotosensibile “a colori”.

Tradizionalmente si impressiona anch’essa utilizzando un negativo e un ingranditore e viene poi passata nei bagni di sviluppo, arresto, fissaggio e lavaggio come la carta in bianco e nero.

stampa ai sali d'argento
Una camera oscura, dal fil Blow Up di Michelangelo Antonioni

Stampa Lambda

Potresti aver sentito parlare della stampa Lambda come un metodo un po’ vintage ma ancora attuale per ottenere stampe fotografiche di qualità. Nasce ai tempi della pellicola, ma il macchinario è stato ottimamente riadattato per stampare anche da file. Il principio è sempre quello della stampa cromogenica (infatti spesso si trova la dicitura Lambda C-Print). Si utilizza una carta RGB ai sali d’argento, ma l’immagine (da negativo o da file) non viene proiettata nella sua interezza su tutto il foglio. La luce proviene da una testina laser che passa sul foglio impressionandolo, proprio come fa la testina di una stampante a getto di inchiostro.

Tra i vantaggi che dà, rispetto all’ingranditore, c’è quello di non avere “effetti di bordo“. L’ingranditore, infatti, proietta l’immagine del negativo attraverso una lente. Come sappiamo la lente funziona meglio al centro che ai bordi, per cui un’immagine ottenuta tramite ingranditore potrebbe perdere nitidezza man mano che ci allontaniamo dal centro.

Stampa a getto di inchiostro

Questo metodo di stampa utilizza lo stesso principio della stampante inkjet che hai a casa o in ufficio.
La differenza sta solo nella qualità.
La testina è più grossa, le cartucce di colore non sono solo quattro (CMYK) ma possono essere più di dieci, includendo anche diverse tonalità di grigio.
La qualità degli inchiostri è superiore, normalmente sono inchiostri a pigmenti e non a base d’acqua.
Anche i software che gestiscono la stampa sono molto elaborati e permettono allo stampatore di prender il pieno controllo sul processo.
Per queste stampanti sono disponibili molti tipi di carta, con diverse rifiniture superficiali, che aprono un mondo di possibilità estetiche per la stampa fotografica a getto di inchiostro.

stampa a getto di inchiostro

Stampa Fine Art

Ti sarà capitato di sentir definire questo tipo di stampa “fine art”, ma non ci cascare!

Ci sono tantissime stampanti fotografiche inkjet dedicate alla fotografia, magari anche tu ne hai una a casa. Possono costare da poche centinaia di euro a svariate migliaia…
Non c’è una divisione tra stampanti professionali e “fine art”. C’è invece un continuum tra stampanti scadenti e stampanti ottime, senza che però ci sia una linea di demarcazione sopra la quale una stampante si possa fregiare del titolo “fine art”.

Per quanto riguarda le carte invece, i vari produttori distinguono tra linee professionali e fine art. Ma anche in questo caso si tratta solo di un nome commerciale. Non mi stupirebbe se risultasse migliore una carta professionale di uno dei produttori top che una carta fine art di un produttore scrauso.

Non dimentichiamo infine che per fare un buon lavoro ci vuole comunque una buona foto di partenza e qualcuno che sappia usare e configurare queste stampanti correttamente.

Se vuoi approfondire oltre sulla stampa fine art, leggi QUESTO ARTICOLO.

Stampa Gliceé

Alcuni lo usano come sinonimo di “stampa fine art” altri di “stampa fotografica a getto di inchiostro” ma in realtà si tratta di un brevetto particolare che prevede di scaldare l’inchiostro prima di spruzzarlo.
È il metodo utilizzato da Epson per il sistema Digigraphie®.

Dato che il sistema Digigraphie® non include solo la stampa ma anche un sistema di certificazione delle stesse, spesso lo si identifica con la stampa fine art per eccellenza.
La stampante concorrente di Canon, non ha nulla da invidiarle ed è quella preferita dagli studi fotografici per un motivo molto semplice.

evoluzione stampa fotografica


Dato che Digigraphie® offre un sistema di certificazione per la tiratura delle stampe, il suo costo è maggiore e ha senso affrontarlo solo se si ha bisogno di certificare le tirature. Per questo è il sistema preferito da chi stampa per conto di terzi, visto che tra i suoi clienti potrebbero esserci degli artisti (o aspiranti tali) che vogliono avere un sistema di certificazione solido per le loro stampe.
Uno studio fotografico invece stampa principalmente le foto che ha realizzato per i propri clienti, per le quali non ha nessun senso definire una tiratura. Inoltre, dato che esistono altri sistemi di certificazione, qualora ne avesse bisogno per dei suoi progetti personali, può all’occorrenza accedere a quelli.

È meglio una stampa ai sali d’argento o a getto d’inchiostro?

C’è un solo caso in cui questa domanda ha senso: il bianco e nero.

Per stampare in bianco e nero ai sali d’argento, hai un’unica opzione: comprare il materiale necessario e stampartela da solo. Non scherzo… purtroppo nessun laboratorio offre più questo servizio.
Se provate a stampare una foto in bianco e nero con il sistema c-print, viene una porcheria. Questo perché non avrete i toni di grigio derivati dal nero dei sali d’argento, ma dei toni di grigio dovuti alla sovrapposizione dei colori RGB. Non saranno ami “puri,” avrai sempre una dominante di colore che impasta tutto.

L’unica opzione per un buon bianco e nero è stampare a getto di inchiostro. In questo caso, la stampante si può impostare in modalità “bianco e nero” ed essa utilizzerà soltanto gli inchiostri neutri, garantendo una buona resa dei chiaroscuri e nessuna dominante.

Per il resto esistono stampe cromogeniche ottime e stampe inkjet pessime, ma anche l’esatto contrario.

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Fotoquadri e montaggi

Ora abbiamo una stampa fotografica, ma come la appendiamo al muro?
Visto che ho dedicato un intero articolo alla stampa su carta, non ti stupirà sapere che questa è la mia scelta preferita ed è anche quella che ritengo qualitativamente migliore.

Partendo dal nostro foglio di carta, possiamo rivolgerci ad un corniciaio. Potrà fare la cosa più ovvia, cioè metterla in cornice (sotto vetro o no) ma anche proporti altre soluzioni tipo metterla sotto plexiglass, con o senza cornice.

Se non ti piace la cornice e preferisci un look più nudo, sappi che la foto si può montare su un pannello e diventare un oggetto solido e protetto pronto per essere appeso.


Questo è un oggetto molto diverso da quello che viene chiamato “fotoquadro”.
In questi casi normalmente si stampa a getto di inchiostro direttamente sul pannello, di qualunque materiale sia.
E qui va a gambe all’aria tutto il concetto di stampa di qualità, pigmenti, carte speciali etc.
Considera il fotoquadro come una soluzione simpatica per stampare le foto che hai fatto col cellulare e nulla di più.


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