I social corrono più veloci di te
Molte cose sono cambiate negli ultimi vent’anni nel mondo dei social, ma c’è un’abitudine che facciamo fatica a lasciarci dietro, complici anche i social media manager che altrimenti non ci camperebbero più.
È l’estetica “dilettantesca” che crediamo sia ancora valida sui social, perché agli albori erano utilizzati da persone che comunicavano con altre persone.
In questo vale ricordare che Instagram, lanciato nel 2010, solo a partire dal 2016 ha permesso di creare pagine aziendali.
Per questo le aziende inizialmente hanno cercato di mimetizzarsi e proporre dei contenuti che non sembrassero pubblicità ma suggerissero una relazione diretta e amichevole con il cliente.
Ma oggi le cose non stanno più così: nel 2015, Instagram contava circa 400 milioni di utenti attivi mensili, mentre nel 2025 ha raggiunto circa 2 miliardi di utenti attivi mensili, di cui 200 milioni di aziende.
Foto realizzate dallo studio Plastikwombat per i social del Bar Cavour (Maison del Cambio). Fotografo: Paolo Grinza.
Insomma, c’è un’azienda ogni 10 utenti! Le persone si sono abituate alla presenza di aziende e di pubblicità sui social, hanno cambiato completamente le loro aspettative. Sono nate figure come gli influencer, i content creator: non si può giocare sui social oggi con le regole di ieri.
Il problema è che i social cambiano più velocemente della capacità degli “esperti” di elaborare nuove strategie adattive. Per questo bisogna identificare quali sono i punti fermi della nostra comunicazione, in modo da non essere vittime dei nuovi trend e dei nuovi algoritmi che una PMI non ha certo le risorse per riuscire a cavalcare.
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L’evoluzione della fotografia social per i clienti business
I tempi cambiano, ma nella fotografia social c’è un peccato originale che le aziende si trascinano dietro da anni: le fotine per i social. Vediamo perché si è finiti in questa situazione e perché sarebbe il caso di uscirne.
Le aziende storiche
Ci sono aziende che sono sul mercato da più di dieci anni e ricordano ancora i tempi in cui il peso della comunicazione si divideva più o meno a metà tra carta stampata e web.
Si aveva bisogno di immagini per cartella stampa, advertorial (redazionali a pagamento), inserzioni pubblicitarie e per il sito web, che ormai era già quasi d’obbligo, ma non ancora per i social che erano visti come accessori.
Questo portava a richiedere ad un fotografo dei servizi fotografici “veri”, da usare per la maggior parte delle esigenze, e poi qualche fotina per i social, da pagare di meno perché “tanto sono solo i social” e come abbiamo detto prima, foto a basso costo con un’estetica amatoriale.
In tutto questo non vedendo (o preferendo non vedere) che, per una piccola impresa, la comunicazione sui social avrebbe entro breve rappresentato dall’80% al 100% della strategia di marketing.
Se si è piccolini e con un piccolo budget, spesso non si ha un’agenzia stampa, non si spende in inserzioni su riviste di un certo profilo, non si investe in una strategia SEO per la propria pagina web.
Pertanto i social diventano veramente il canale principale attraverso il quale l’azienda comunica con i suoi clienti.
Con queste premesse è facile capire perché risparmiare per le foto sui social, dopo che si è già tagliato su tutto il resto, sia stato praticamente un suicidio.
Foto realizzate dallo studio Plastikwombat per i social della Pasticceria Bizzi. Fotografo: Paolo Grinza.
Le aziende nuove
Oggi la situazione si è praticamente ribaltata: il cliente è poco interessato alla carta stampata, investe volentieri sulla creazione di un sito web ed è angosciato da quell’apparente pozzo senza fondo che sono i social, che fagocitano foto su foto ogni settimana.
Il problema è che molte PMI non si sono comunque emancipate dalla logica delle fotine, anche se ormai costituiscono il 100% della loro comunicazione.
Hanno semplicemente affidato tutto a dei social media manager: dalla creazione dei contenuti, al piano editoriale, alla gestione delle sponsorizzate.
Con dei costi comunque tutt’altro che trascurabili per dei risultati non sempre apprezzabili.
Tolto per chi fa sponsorizzate con un tasto “compra subito” o “prenota subito”, per cui può tracciare quanti clienti ha acquisito grazie ai social è piuttosto facile, tutti gli altri come fanno a capire quanti cuoricini e pollicioni si sono trasformati in clienti paganti?
Molto semplice: non lo sanno.
Non c’è ad oggi nessuna evidenza che una crescita sui social (followers, like, reach organica, etc.) provochi una crescita del business. Anzi è più probabile il processo inverso: che il “follow” sui social sia un premio per il gradimento che l’azienda si è guadagnata su altri terreni.
Compila il form per ricevere informazioni sui servizi PlastikwombatIl naufragio della fotografia sui social per i clienti business
Dopo quanto abbiamo detto prima, mi sembra chiaro come si sia arrivati al disastro.
Molte aziende hanno prodotto contenuti comportandosi come delle persone perché in una prima fase ha funzionato! Da qui è nato il mito dello storytelling, del dietro le quinte, del dialogo diretto con il cliente che un po’ è anche amico.
Ma ormai con un’azienda ogni dieci utenti, il giochino si è rotto: non si è più credibili come amici, bisogna comportarsi come aziende e guadagnarsi una credibilità come tali.
Non vuol dire nulla il fatto che qualcuno che comunica ancora alla vecchia maniera abbia successo: se il successo se l’è creato fuori dai social o l’ha raggiunto nella prima era dei social, la gente lo segue comunque, qualunque cosa faccia.
E anche se il successo se l’è guadagnato oggi sui social, vale lo stesso ragionamento del nonno che è campato cent’anni fumando due pacchetti di sigarette al giorno: non sono i casi fortunati che fanno testo.
Foto realizzate dallo studio Plastikwombat per i social di Lilla.b Ceramiche. Fotografo: Paolo Grinza.
Oggi dobbiamo fare in modo che quando un potenziale cliente viene in contatto con la nostra comunicazione (sui social o ovunque), ci prenda sul serio, come azienda, come professionisti e non abbia la sensazione che siamo degli scappati di casa.
Non ci deve seguire perché siamo divertenti, deve aprire il portafogli e darci i suoi soldi.
Ma prima abbiamo bisogno che ci dia la sua fiducia.
Per questo, prima ancora di un piano editoriale sui social, serve un posizionamento chiaro.
La definizione di posizionamento è
“Il modo in cui un’azienda, il suo brand, i suoi prodotti o servizi sono percepiti dai consumatori nella loro mente rispetto alla concorrenza”
ma più banalmente un buon posizionamento è l’insieme di cose che fa dire al nostro potenziale cliente “questo è proprio ciò che fa per me”.
Quindi, cosa devo fare?
- Smettere di postare tonnellate di porcheria sui social e prenderti un attimo di tempo per riflettere.
- Capire se tutto quello che stai spendendo tra produzione di contenuti, sponsorizzate, costi di gestione ha un ritorno. Se si tratta quindi di una spesa a vuoto o di un investimento.
- Usare il tempo che hai risparmiato al punto 1 e coi soldi che hai risparmiato al punto 2, per occuparti del tuo posizionamento. Qui un articolo che ti aiuta a capire i concetti di target e posizionamento.
- Iniziare a comportarti come un’azienda. Anzi: come un brand. Non sei l’amichetto che ha una passione, sei un professionista nel tuo settore. Scrollati la sfiga di dosso, diventa credibile. Qui un articolo che ti spiega la differenza tra esistere ed essere riconosciuti.
- Visto che non hai alternative a mettere in giro delle immagini, occuparti della tua immagine e di quella della tua azienda. Qui un articolo introduttivo sul concetto di branding.
Questo è il blog dello Studio Fotografico Plastikwombat, Silvia Vaulà e Paolo Grinza fotografi