La vera bellezza in fotografia è come la vera ricchezza costruita accumulando banconote da 30 euro

dove real beauty

Si parla spesso di “vera bellezza” in fotografia, come in questa campagna Dove Real Beauty che è attiva dal 2004. Dal suo lancio, si è sempre contrapposta ai modelli di bellezza unici e stereotipati, ma anche ad un uso eccessivo del fotoritocco.
È un problema più che mai attuale: oltre a Photoshop e altri strumenti potentissimi, che permettono ormai da anni di modificare i connotati di una persona fotografata, esistono oggi dei filtri AI che sono in grado di stravolgerne l’aspetto addirittura in una diretta video.

I problemi che ci si poneva un decennio fa, sulla necessità di indicare su una foto se questa fosse stata ritoccata con Photoshop o simili, per non proporre modelli di bellezza irrealistici e irraggiungibili, sembrano ormai completamente superati dall’avvento delle AI generative.

Da un lato la richiesta di un bollino che indichi il fotoritocco suona ormai obsoleta, perché ci siamo praticamente abituati che ormai tutto è finto se non fintissimo. Per questo ci sono già i primi segnali per un ritorno ad una fotografia più straight, anche nella moda e nella pubblicità, che risulti più credibile e più connessa allo spettatore.
Ma è proprio in questa ricerca di verità che si possono annidare delle nuove insidie.
Perché se da un lato è chiaro che con Photoshop è possibile ritoccare e modificare pesantemente qualunque viso o corpo, dall’altro i fotografi esperti hanno da sempre degli strumenti (scelta opportunamente delle luci, posa, punto di vista, lunghezza focale etc.) che possono fare quasi miracoli nel “far venire bene una persona in foto”.
Allo stesso modo però, possono usare appositamente male questi stessi strumenti per fare in modo che chiunque in foto dia il suo peggio. Ed è proprio questo quello di cui andremo a parlare.

Perché si parla di menzogna quando nelle foto ci fanno vedere la bellezza secondo i canoni correnti, ma mai quando cercano di fregarci con la “Real Beauty”?

Guardiamo la foto della campagna di Dove: il primo impatto è quello di un assembramento di bruttone.
Si tratta invece di donne normalissime, anzi, direi sopra la media (se il mio “sopra la media” vi sembra esagerato, tenete conto che si è donne anche oltre i cento anni e che dopo una certa età la pelle inizia a cedere).

L’effetto bruttone, non si crea soltanto per contrapposizione alle foto con modelle in biancheria intima che siamo abituati a vedere, ma è voluto, pianificato e perseguito, dal concept alla realizzazione dello scatto.
Salta subito all’occhio la scelta di questi completi intimi bianchi basic.
Sicuramente comodi per la vita di tutti i giorni, ma anche solo se andiamo al mare normalmente indossiamo qualcosa con un po’ più di personalità, che ci vesta meglio e valorizzi il nostro body-type.

Dopodiché sono state violate sistematicamente tutte le regole elementari su come far posare e non può essere un caso: per non rendere goffo il corpo di una donna bisogna fare attenzione a tre o quattro cose, ma qui è stato fatto l’esatto contrario.

Solitamente si vuole assottigliare il giro vita e valorizzare seno e fianchi.
Posando frontalmente visualizziamo vita e fianchi in tutta la loro larghezza, facendo scomparire il seno. Posando di profilo mettiamo in evidenza il seno ma ahimè anche la pancetta e, se è abbondante, pure il sedere, facendo invece scomparire le curve dei fianchi.

Mettersi di tre quarti è la scelta ottimale: si riducono la larghezza percepita dei fianchi e del girovita grazie alla prospettiva, compaiono senza dirompere seno e sedere. Come noterete solo due ragazze su undici sono di tre quarti (vedi foto qui sotto).

In questa immagine sono cerchiate le uniche due ragazze che posano di tre quarti: la ragazza a destra, tiene anche il peso sulla gamba più lontana dal fotografo

Sempre per assottigliare il girovita e valorizzare i fianchi, non si tiene quasi mai il peso al centro, ma lo si sposta su una gamba: la più vicina al fotografo se vogliamo enfatizzare la formosità, quella più lontana se la vogliamo ridurre (che sarebbe il nostro caso, visto che in teoria si starebbe cercando la bellezza e non la sensualità).
Solo la seconda  ragazza da destra, che già posava di tre quarti, fa così.
Due ragazze (vedi foto sotto) sembrano fare addirittura il contrario: il peso è sulla gamba vicina la fotografo, dando la sensazione di avere il sedere più grosso.
Le altre sette hanno invece il peso sostanzialmente al centro.

Queste due ragazze hanno il bacino sbilanciato verso la macchina fotografica

Sempre per rendere il corpo più slanciato non si tengono mai spalle e bacino sullo stesso asse, soprattutto se si posa frontalmente: o ci si torce, ruotando le spalle rispetto al bacino, o sfruttando il fatto che l’appoggio non sia equamente distribuito sulle gambe, si solleva il fianco della gamba d’appoggio, inclinando il bacino rispetto all’orizzontale. Hanno una lievissima torsione soltanto due ragazze (vedi foto sotto).

Le due ragazze che hanno una torsione delle spalle rispetto al bacino

Infine si posa pancia in dentro e petto in fuori, possibilmente sporgendosi verso il fotografo: questo per valorizzare viso e décolleté ed avere una postura più assertiva.
Guardate come sono messe invece queste quattro ragazze. Se ci si butta indietro bisogna compensare sollevando il fianco, preferibilmente quello verso il fotografo, solo così si tiene la pancia in dentro (ovvero il contrario di cosa fa la seconda ragazza da destra).

Queste ragazze posano spingendo la pancia in fuori. La ricetta giusta per dare l’impressione di avere la panciotta, anche se non ce l’hai…

Se passiamo alla posizione delle gambe vediamo subito come anche qui vada tutto per il peggio.
Innanzitutto stare scalze non aiuta: un sandalo bianco da spiaggia con un po’ di tacco avrebbe già significato una discreta svolta. Ma restando sullo scalzo bisogna evitare assolutamente di avere entrambi i piedi piantati per terra, altrimenti l’effetto del polpaccio da terzino è dietro l’angolo. Cinque ragazze su undici accennano ad alzare un piede, ma soltanto in due è visibile.
Anche nell’alzare il piede ci vuole però un po’ di sensatezza: se lo scopo è snellire le gambe, la punta del piede sollevato va posizionata vicino al tallone del piede d’appoggio, cosa che solo due ragazze fanno (vedi foto sotto). La prima da sinistra, lasciamo perdere…

Le uniche due ragazze che hanno una posa un po’ dinamica col piede sollevato


Infine le ginocchia: vanno avvicinate perché sono il punto che riusciamo più facilmente a rendere sottile per rendere la figura meno massiccia e più dinamica, oltre al fatto che una figura che si stringe verso il basso enfatizza le curve dei fianchi. Per capirci, la posa “mi scappa la pipì” funziona.
Lo fa solo la ragazza al centro: quella immediatamente alla sua sinistra addirittura ha le gambe divaricate.
Ciliegina sulla torta, una luce piatta che non crea nessun chiaroscuro e rende il tutto il più voluminoso possibile.

In sostanza, le ragazze della Dove non sono una bellezza al naturale, sono una sciatteria costruita a tavolino. Bastava fotografarle diversamente, senza mettere mano al Photoshop.
Queste qui sotto sono delle supermodel e non delle ragazze comuni, però posano correttamente.
Anche loro, se le facessimo posare vestite come le ragazze della Dove, non farebbero tutta questa gran figura.

Un’ultima considerazione: ma dobbiamo per forza essere sempre belle?
No, ci mancherebbe!
Però se qualcuno mi propone come “vera bellezza” una foto dove tutto quello che si poteva fare per far venire male queste ragazze, è stato sistematicamente fatto, mi sembra giusto svelare l’inganno.

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Questo è il blog dello Studio Fotografico Plastikwombat, Silvia Vaulà e Paolo Grinza fotografi

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