Per soldi, per convenienza o per amore
Che sia per lavoro commissionato, progetto personale, che siamo professionisti o fotoamatori, non possiamo esimerci dal chiederci quanto ci costi fare una foto. Intendo dire quanto costa una foto a noi, in termini di investimento in tempo e denaro, ancora prima di pensare a quanto potremmo venderla.
In un post precedente avevamo tracciato la differenza tra progetti su incarico, progetti personali e soprattutto su come non imbarcarsi in un progetto il cui rapporto costi-benefici sia nettamente a favore dei primi.
Non stiamo parlando ovviamente soltanto di denaro, se la fotografia è un hobby è normale che dal punto di vista economico sia in perdita, così come lo è andare al cinema, al ristorante o al mare. Ma anche se lo si fa per hobby, è bene avere un’idea di quanto valga una propria fotografia, per esempio quando si tratta di accordarsi per un “Time For Print” (di TFP ho parlato qui) o per una prestazione occasionale.
Cosa determina quanto costa una foto
L’associazione Nazionale Fotografi Tau-Visual di cui faccio parte mette a disposizione di tutti uno strumento (che trovate qui) che oltre a spiegare i criteri con cui si attribuisce un valore ad una foto, ne definisce bene anche le varie categorie ed evidenzia quali sono gli ingredienti che contribuiscono a formare il prezzo finale di un’immagine.
Ve ne sono molte, dal valore dell’attrezzatura del fotografo, al suo investimento in formazione e aggiornamento, dall’area geografica in cui opera e quella dove si trova il suo studio (se ne è provvisto)
Se alcuni sono ovvi, altri non sono facilmente verificabili. Qui tratteremo tre aspetti a cui magari non avete pensato che però sono facilmente verificabili.
Il valore del fotografo
Il primo ovviamente è quanto è figo il fotografo (io per esempio sono certificata da Tau-Visual con grado di fighezza 5.4/7). Come per ogni bene o servizio, più è valido e quotato dal pubblico, più pagate.
Ma come si stabilisce quanto costa una foto di un fotografo piuttosto che di un altro?
Avere un buon portfolio clienti è un elemento che contribuisce alle tariffe del fotografo.
Con “buon portfolio clienti” si intende innanzitutto avere dei clienti. Sembra scontato, ma soprattutto all’inizio molti fotografi offrono gratis le loro prestazioni, proprio per fare portfolio e avere qualcosa da mostrare. Quindi avere un portfolio con pochi servizi, potrebbe significare non aver ancora avuto nessun cliente pagante. Che non è un male, tutti si parte da zero e se quello che vi viene mostrato è valido non c’è problema. In questo caso vi dovreste però aspettare che il costo di una foto sia minore rispetto ad un collega con più lavori alle spalle.
Infatti un portfolio ricco di clienti, vuol dire che il fotografo lavora è richiesto e soprattutto ha esperienza sul campo
Anche il livello dei clienti incide sul valore del portfolio. Se un cliente grosso e strutturato, che non ha quindi grossi problemi di budget e ha qualcuno che si occupa esclusivamente della comunicazione, ha scelto il tal fotografo tra tanti, vuol probabilmente dire che è stata una decisione ponderata, non dettata dal caso.
Anche la fama, meritata o immeritata, incide anche sulla tariffa, quindi qualcuno sul mercato da più tempo è normale che vi chieda di più di qualcuno che ha iniziato da poco.
Tutti questi sono indizi: ricordiamoci che non è vero che milioni di mosche non possono sbagliare…
La complessità del lavoro
Il secondo è quanto sia complessa l’immagine, in parole povere, quanto ci vuole in termini di tempo e risorse per realizzarla.
Una volta, in particolare per gli still-life, il costo un’immagine si calcolava usando criteri come “semplice” , “semplice ambientata”, “ambientata in modo complesso”, ma sono criteri abbastanza superati, soprattutto quando vi è un apporto creativo da parte del fotografo.
Il parametro che oggi usa un fotografo per calcolare quanto costa una foto è il tempo necessario a realizzare il lavoro. Tutto il tempo: dalla concezione dell’immagine, a quello per trovare i materiali giusti per lo styling. Il tempo per studiare il set e l’illuminazione. Il momento dello shooting vero e proprio, che è l’unico a cui generalmente assiste anche il cliente. Infine l’editing, la scelta della giusta post-produzione e la post-produzione.
I diritti di utilizzo
Il terzo sono i diritti di utilizzo, quelli che normalmente si fatica di più a far capire.
Supponiamo che un regista voglia usare un brano musicale che un gruppo ha già fatto uscire in un disco, come parte della colonna sonora di un suo film, o un’azienda lo voglia usare per uno spot pubblicitario. Ovviamente in entrambi i casi devono corrispondere agli autori dei diritti di utilizzo proporzionali alla diffusione del film o dello spot.
Un discorso del tipo “ma io sono un grande regista/grande azienda, utilizzando la tua musica di darò ancora più visibilità” non se li sogna nessuno. Nemmeno il “ma tanto voi sta musica l’avete già composta, che vi cambia?”.
A maggior ragione farsela comporre apposta e in esclusiva costerebbe ancora di più.
Il succo è che se qualcuno utilizza una foto per fare dei soldi in modo diretto o indiretto (per esempio farsi pubblicità fa guadagnare soldi in modo indiretto) parte dei soldi se li fa grazie alla foto ed è giusto che dia parte di questi soldi al fotografo. Pertanto i diritti di utilizzo si calcolano esattamente sulla base di quanti soldi il cliente può guadagnare dall’operazione.
Per approfondire sui diritti di utilizzo, abbiamo nel blog un articolo specifico.
Una postilla per i fotoamatori
Il professionista è abituato a questi conti. Un lavoro su incarico devo per forza sapere quanto mi costa fare una foto e quanto vale come diritti di utilizzo per poter fare un preventivo al cliente. Anche un lavoro di crescita o di auto promozione deve essere quantificato in termini di ricaduta economica e in base a questo stabilire se quanto mi costa farlo è proporzionato a quanto penso di ottenere.
Il fotoamatore spesso trascura tutti questi aspetti perché che lo fa per divertimento e normalmente non pensa di ricavare nulla dalle sue fotografie. Ma se degli amici propongono un’uscita a cena, non vi interessate su che tipo di ristorante hanno in mente, se una pizzeria o un tre stelle Michelin? Davvero non importa quanto spenderete perché tanto è per divertimento?
Capire quanto vi costa un progetto vi aiuta anche a capire una cosa importante: quanto dovreste far pagare un lavoro occasionale. E anche se decidete di non farglielo pagare vi dà una misura di cosa gli state dando e quindi di cosa verosimilmente potreste aspettarvi in cambio.
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